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Come si degusta il vino ?

5/29/2019

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Ne parleremo domani con Adriana Pieroni, sommelier AIBES di esperienza decennale al bar Ginori a Castiglioncello.
Intanto alcune dritte direttamente dal WineClub di Vinitaly.
Gli aspetti cui tenere conto quando si assaggia sono diversi. 

COME DEGUSTARE UN VINO: COLORE
La prima cosa che si affronta in un calice di vino è il colore. Il colore ci dice molte cose. Non è importante indovinare se il vino è giallo paglierino o rosso rubino ma capire se il colore che vediamo è in linea con l’annata ed essere corretto sotto i diversi aspetti che andremo a spiegare.
La prima cosa da sapere è se il colore è in linea con la tipologia di vino.
Esempio: Se nel calice avete un Trebbiano di Romagna del 2016, quindi d’annata, va bene che il colore sia un giallo paglierino con riflessi verdognoli, ma se lo stesso vino ha un colore ambrato vuol dire che c’è qualcosa che non va.

​Alla vista si valuta anche la limpidezza del vino. Potreste notare che il vino rifrange la luce, regalando a chi guarda un senso di bellezza. Per capire questo, inclinate il bicchiere su una superficie bianca e osservate. Se il vino, invece, è rosso, molto scuro e profondo, per vedere eventuali sospensioni guardate quella che in gergo si chiama “unghia” o “lancia”, ovvero la parte del vino verso l’apertura del calice. In quella parte il vino si assottiglia e voi sarete in grado di mirare correttamente il vino.

Ci sono vini rossi con colori meno vivaci, meno brillanti, più cupi e smorti che sono meno piacevoli alla vista. Di contro ci sono colori più vivaci, purpurei che stimolano fascino. Tenete sempre presente la sua età, la tipologia e la zona di provenienza.

Esempio: Un Inzolia della Sicilia sarà più colorato di un Muller-Thurgau del Trentino. Come sarà, invece, un Muller-Thurgau Trentino vinificato in Sicilia? Qui è il territorio che fa la differenza. Il colore sarà forse brillante, ma sicuramente la tonalità tenderà al giallo intenso, una fittezza maggiore di colore, invece che un paglierino di minore intensità.

COME DEGUSTARE UN VINO: PROFUMO
Una volta determinato il colore, mettiamo il calice sotto il naso e inspiriamo. Annusate il vino prima di agitare. Cercate di capire prima di tutto se vi piace, quali odori percepite e ricordate che i grandi vini sono quelli che affascinano con nasi leggeri e sottili. L’esperienza nel tempo vi aiuterà in questa fase. Dovete assaggiare molto e memorizzare.
Al naso dobbiamo capire l’intensità del profumo e la persistenza, a cui seguono l’armonia e l’equilibrio degli odori. L’ideale è sempre: tanti profumi e tutti allo stesso livello. Quanti sono i profumi che sento? Sono tutti equilibrati?

Esempio: Un Cabernet Sauvignon che sa solo di peperone non ha né equilibrio né tanto meno persistenza. Un vino dovrebbe avere molti profumi e nessun aroma dovrebbe prevalere sull’altro.
La cosa importante, ricordate, è la finezza; è questa che fa un vino grande, la sua ricchezza di dettagli, lo sviluppo progressivo dei profumi. Assicuratevi che il vino sia pulito, prima di tutto, fin dalle prime olfazioni, che non abbia odori strani e poco piacevoli. Non atteggiatevi e approcciate il vino con semplicità.

COME DEGUSTARE UN VINO: SAPORE
Il palato è l’ultima fase di analisi. Avvinate il palato con una piccola quantità di vino e affrontate un secondo sorso. Ponetevi semplici domande. Vi piace oppure no? Questa è la cosa più importante. Avvertirete una sensazione acida che in gergo si definisce freschezza.
Nei vini bianchi la freschezza acida è la spina dorsale del vino mentre, la parte sapida, aiuta a percepire maggiore persistenza.
Anche al palato abbiamo da valutare l’intensità e la persistenza e, soprattutto, armonia ed equilibrio. Nei vini rossi il tannino vi regalerà piacevole rugosità sulle mucose del palato se sarà in equilibrio con la parte morbida del vino, oppure vi allapperà il palato se si tratta di un vino giovane.

Ricordatevi sempre che anche da semplici appassionati potete capire la bontà di un vino senza dover essere dei professionisti dell’assaggio. Abbiate un approccio umile e curioso prima di tutto e fidatevi di quello che vi piace. Seguite il vostro istinto prima di tutto poi, ogni tanto…studiate.
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Aperitivo ... letterario ...

5/29/2019

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Oggi a San Vincenzo ritrovo per l'aperitivo letterario.
Il tema di questa settimana é "Libri di mare".
Tanti spunti li abbiamo trovati qui 
Ci troviamo allo Zanzibar alle 17.30, speriamo che non continui a piovere..... 
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Un po' di foto ...

5/29/2019

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Veleggiate ecocompatibili...

5/29/2019

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Ecco fatta la seconda delle uscite con la barca a vela.... all'insegna della tutela della natura del Parco dell'Arcipelago Toscano. Gli istruttori ci hanno dato informazioni sulle tecniche di avvistamento cetacei più corrette secondo gli standard internazionali di ACCOBAMS.  
Ci sono sempre due aree interessate dalla regolamentazione quando si avvicinano i cetacei: l'area di vigilanza (gialla) e l'area proibita (rosso).
​1. Area di vigilanza (giallo)
L'area di vigilanza (300 m) definisce il settore in cui il disturbo causato dalla barca (presenza, rumore e fumi di scarico) è fortemente sentito dagli animali. Quando si entra in quest'area, il comportamento deve rispettare regole severe per limitare questo disturbo:
- La velocità della barca deve essere costante e in sintonia con la velocità dell'animale più lento. Non deve comunque essere superiore a 5 nodi;
- Qualsiasi approccio deve essere fatto secondo una traiettoria che preveda l’avvicinamento graduale al percorso dell'animale (freccia verde nel grafico). La barca si posiziona quindi a fianco dei cetacei, muovendosi nella stessa direzione;
- È vietato qualsiasi cambio improvviso di velocità o direzione;
- Per mitigare i disturbi acustici, gli scandagli e il sonar devono essere spenti;
- In presenza di cuccioli, aumentare l’attenzione e limitare la distanza di approccio;
- Lasciare immediatamente l'area di vigilanza se gli animali sono danno segnali di disturbo e se si notano i seguenti comportamenti: accelerazione, cambio di direzione, tentativo di allontanarsi dall'osservatore;
- Il tempo di osservazione è limitato a 30 minuti;
- In presenza di molte imbarcazioni, solo una può trovarsi nell’area di vigilanza. Il tempo di osservazione viene quindi limitato a 15 minuti e le altre barche devono attendere pazientemente a 300 m di distanza. Il contatto radio tra le varie imbarcazioni permetterà di coordinare l’avvistamento;
- Quando l'osservazione è finita, la barca deve gradualmente lasciare il sito, prendendo una rotta che segnali chiaramente che è in partenza. La velocità rimarrà moderata per una distanza che è sufficiente ad evitare il rischio di collisione.

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Vino "biologico"... che significa?

5/23/2019

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Quando si può definire un Vino Biologico?
Il Regolamento Europeo 203/2012, pubblicato sulla gazzetta ufficiale della UE il 9 Marzo 2012, ha finalmente permesso di regolarizzare il settore del vino biologico, dopo diversi anni di controversie.
La normativa stabilisce nuove regole, per quanto riguarda la produzione di prodotti vitivinicoli biologici, delineando anche le modalità di vinificazione, approvate dallo Standing Committee on Organic Farming (SCOF), il Comitato permanente per l’agricoltura biologica.
eurobioLa nuova normativa permette inoltre di riportare il logo europeo in etichetta, per le aziende certificate da un ente autorizzato.
I contenuti del regolamento prevedono una serie di restrizioni nell’utilizzo di determinate pratiche enologiche e sostanze coadiuvanti durante la fase di vinificazione.
Un produttore biologico può utilizzare circa la metà del numero di coadiuvanti, che può utilizzare da regolamento un produttore convenzionale. Il quantitativo di solforosa nei vini biologici, è stato uno degli argomenti più dibattuti dall’Italia, con la decisione finale da parte della UE, di limiti non accettati da parte di molti vignaioli italiani, perché considerati troppo alti. Dobbiamo ricordare che le condizioni climatiche del nostro paese, permettono di produrre vini con quantitativi di solfiti mediamente più bassi dei produttori d’oltralpe.
Il regolamento approvato ha posto i limiti di solforosa totale per i vini biologici rossi secchi a massimo 100 mg/l, mentre per i bianchi secchi sarà massimo di 150 mg/l.
Quanto detto finora, ci permette quindi di definire il vino “biologico”, solo quando:
1) in vigneto: si producono uve biologiche, coltivate senza l’aiuto di sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere) e senza l’impiego di organismi geneticamente modificati;
2) in cantina: si esegue la vinificazione utilizzando solo i prodotti enologici e i processi autorizzati dal regolamento 203/2012 (elenco nell’allegato VIII bis).
In ogni caso, l’azienda vitivinicola produttrice necessita di una certificazione di conformità da parte di un ente certificatore.
Certamente, all’interno dei limiti e delle disposizioni imposte dalle normative, ogni produttore biologico certificato, seguirà la propria condotta specifica, utilizzando le pratiche enologiche che più si avvicinano al concetto personale di “agricoltura sostenibile”.
Info dettagliate su:
https://feder.bio/
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Aperitivo scientifico

5/21/2019

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Oggi la scienza per tutti ..... A Rosignano al Centro culturale "Le Creste" (biblioteca) doppio appuntamento per grandi e piccini.
I bambini, previa prenotazione, potranno partecipare ad un incontro a tema scientifico presso il centro Culturale Le Creste “Io faccio la mia parte”.
Per gli adulti, aperitivo a divulgazione scientifica
Per informazioni 335 8377700 o info@bolgheri.online
biblio_rosi.pdf
File Size: 4555 kb
File Type: pdf
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China di Castagneto...

5/20/2019

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Castagneto non è solo terra di vino ma del buon bere e quindi anche liquori....
La Premiata Fabbrica di liquori Borsi, fondata nell’800, da Emilio Borsi, ancora oggi fa degustare antichi e rari sapori che la resero celebre nel 1895 e nel 1899 all’Esposizione di Roma. I liquori sono prodotti con maestria artigianale e quindi in bottiglie limitate ogni anno a seconda anche della stagione e del clima. I più noti forse sono l’Elixir di China Calisaja e al Liquore del Pastore, realizzati ancor oggi con prodotti naturali: Elixir China Calisaja, è un antico digestivo di pura corteccia di china prodotto qui, a Castagneto!
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eventi 17 18 e 19

5/20/2019

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Si sono svolti nei giorni scorsi i primi eventi programmati.. nonostante il cattivo tempo ...
​Proseguono le iniziative; oggi pubblichiamo il calendario completo definitivo ... il nostro... menù
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Test sul vino

5/15/2019

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TEST SUL VINO
1) In cosa serviresti un SuperTuscan?
a - Tumbler
b - Flute
c - Balloon

2) A che temperatura va servito un Rosso Superiore?
a - 20-22 gradi
b - 16-18 gradi
c - 18-20 gradi

3) Cosa si intende per taglio bordolese?
a - Assemblaggio di vini provenienti da Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot
b - Misto di vitigni differenti
c - Taglio di vini italiani e francesi

4) A che temperatura si serve un Vermentino base?
a - 12/14 gradi
b - 8/10 gradi
c - 10/12 gradi

5) Che vitigni usa il Sassicaia?
a - Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc
b - Cabernet Sauvingnon e Sangiovese
c - Sangiovese e Merlot 

Invia le tue soluzioni .....a info@bolgheri.online 
In palio un premio in vino.
Hai tempo fino al 30 maggio

 
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Curiosità... Lo sai che .....

5/15/2019

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Il Sassicaia è andato nello spazio?
Era il 30 maggio 2005, e alle ore 14 il satellite Foton M” con un vettore Soyuz ha portato nello spazio il vino più famoso del mondo: era un Sassicaia annata 2000-tenuta di San Guido, Bolgheri
Gli etruschi coltivarono il vitigno Sangiovese?
Tra i vitigni coltivati dagli Etruschi sono presenti due campioni analoghi ai vitigni Sangiovese e Canaiolo Nero. Gli etruschi coltivavano la vitis vinifera sylvestris, prelevandola dai loro boschi, facendola crescere avvinghiata a sostegni vivi molto alti come pioppi, aceri olivi, olmi.

Il conte Ugolino della Gherardesca non si è cibato dei propri figli e nipoti?


L’episodio narrato  da Dante Alighieri nella Divina Commedia (XIII Canto del’Inferno) narra la trgica fine di Ugolino della Gherardesca, conte di Donoratico e Sttimo e podestà di Pisa. Egli fu accusato di tradimento e richiuso nella torre pisana con i figli Gaddo e Uguccione e nipoti Nino e Anselmuccio. Il verso dantesco “Poscia, più che ‘l dolor, poté ‘l digiuno” ha sempre posto discussioni critiche sulle interpretazioni. Nel 2001 sono stati aperti gli ossari nella cappella dei Della Gherardesca presso la chiesa di San Francesco de’ Ferri a Pisa, dove sono stati rinvenuti resti appartenuti appunto al Conte e i suoi discendenti rinchiusi nella torre ed è stato riscontrato a seguito di accurati esami che loro ultimi pasti furono di pane e acqua. Probabilmente morirono di fame e ricevettero l’ultimo colpo di grazia sferrato da una spada. Infatti su alcuni crani ci sono colpi violenti.

Il castello di Bolgheri fu raso al suolo da soldati tedeschi ubriachi?

I mercenari al servizio dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo (i Lanzichenecchi) giunsero a Bolgheri nel 1496 e ricattarono la popolazione con denaro in cambio di libertà. Inizio così una concitata disputa aggravata dal vino in abbondanza nelle cantine bolgheresi, con conseguente orgia delle truppe ubriache fino a degenerarsi con il castello raso al suolo .
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